Anche se possono
assumere forme diverse, il minimo comun denominatore dei capricci è l’insistenza che alla fine può sfiancare l’adulto.
 C’è chi dà luogo a sceneggiate più o meno plateali e interminabili di
fronte al rifiuto di mamma o papà di comprare ciò che vuole al supermercato o
all’edicola, chi non tollera sentirsi dire “basta: spegni la tv o spegni il
videogioco” e chi inizia a correre per tutta la casa anziché andare in bagno a
lavarsi i denti prima di andare a nanna.

Che cosa sono i capricci?

Se, da un lato, i capricci sono una componente dello sviluppo e quindi non bisogna farne eccessivamente un dramma, dall’altro è importante chiedersi a cosa siano dovute alcune reazioni, per poterle prevenire.

I capricci sono fenomeni relazionali:
non si manifestano mai quando il bambino è da solo, è sempre necessaria la
presenza di almeno un adulto. Nascono e si svolgono all’interno della relazione
e mirano a modificare qualcosa di importante all’interno di essa.

Tendono a essere più frequenti verso i due-tre anni (per poi ricomparire sottoforma di piccole cattiverie nella prima adolescenza), in quanto questo è il primo momento dello sviluppo in cui si avverte l’esigenza di una maggiore indipendenza e il bisogno di affermarla. È un modo di verificare le regole e la pazienza degli adulti.

Il capriccio si struttura e si
svolge sempre su due piani:

  • il piano esplicito e visibile da tutti, che
    solitamente coinvolge cose abbastanza sciocche e irrilevanti sia per il bambino
    che per l’adulto
  • il piano implicito, di cui solitamente si
    può dire che sia maggiormente consapevole il bambino.

Come riconoscerli?

Durante l’escalation di un
capriccio, dal punto di vista del bambino, possono entrare in gioco diversi
aspetti che ne sono la causa:

1) Il bambino ha bisogno di rassicurazione

Potrebbe succedere che un bambino
diventi molto capriccioso in un periodo in cui non si sente sicuro che i
genitori gli vogliano bene.  

Ad esempio se effettivamente uno o
entrambi i genitori sono distratti da preoccupazioni e problemi “da grandi”,
che li tengono lontani mentalmente e fisicamente dal bambino, oppure quando è in
arrivo o è appena arrivato un fratellino o una sorellina. Il bambino può
interpretare questa momentanea lontananza come una sorta di punizione nei suoi
confronti per aver deluso i genitori.

2) Il bambino ha bisogno di sapere quanto potere ha

Può mostrarsi angosciato sia quando ha troppo potere, sia quando ne ha troppo poco. Ha bisogno di verificare quanto potere ha, da un lato per non sentirsi in balia soltanto di sé stesso (cioè non affidato a nessuno) e dall’altro lato per non sentirsi schiacciato dalla prepotenza degli altri, compresi i genitori.

3) Il bambino segnala che chi si sta prendendo
cura di lui non sta gestendo adeguatamente il suo potere

I bambini hanno bisogno di coerenza
in modo da potersi orientare meglio e trovare così sicurezza.  È un po’ come se, attraverso il capriccio, il
bambino provocasse l’adulto per sentirsi importante per lui, per catturarne
l’attenzione.

I bambini hanno bisogno che gli si
dica di “No”, con fermezza e con
chiarezza per soddisfare l’esigenza di percepire attorno a sé un mondo
in cui ci si possano muovere con una sufficiente sicurezza.  La fermezza, la coerenza e la sensatezza nel
porre le regole fanno parte dell’amorevolezza, e i bambini lo sentono.

4) Il bambino
ha bisogno di sapere se la persona cui è affidato è sufficientemente stabile e
forte

Poche cose sono così angoscianti per
un bambino come il constatare che l’adulto cui è affidato è una specie di marionetta
in suo potere. L’insicurezza devastante che ne deriva talvolta viene affrontata
dal bambino assumendo lui stesso la parte di quello “forte”, che impone il
proprio volere attraverso, ad esempio, il capriccio.

Davanti ad un adulto che non è
sufficientemente stabile e forte, sarà più facile che il bambino assuma
atteggiamenti dispotici che rischiano addirittura di intimidire l’adulto
insicuro, soprattutto se si sente per qualunque motivo colpevolizzato verso il
bambino.

5) Il
bambino ha bisogno di sapere che è affidato all’adulto, ma che ha anche un certo grado di autonomia da esso

Quando un bambino sente preclusa
ogni possibilità di riconoscimento delle sue proprie competenze e del proprio
realistico grado di autonomia, è possibile che, prima di disperarsi del tutto,
cerchi di “forzare” l’adulto con dei capricci.

Come affrontarli?

Senza aver chiari questi bisogni
che, in diversa misura, possono essere alla base dei capricci, si rischia di
fermarsi al piano “superficiale”, e di rimanere incastrati in un circolo di
rabbia e frustrazione reciproca che non solo coinvolge il momento circoscritto
del capriccio, ma può mantenersi anche successivamente.

Per evitare ciò è necessario andare oltre il piano più strettamente
pretestuoso del capriccio
(ad esempio, il bambino che si butta per terra
disperato al momento dell’ingresso a scuola o quando gli viene negato il gusto
preferito del gelato), e capire in quale
bisogno si sente minacciato.
Oltre a ciò risulta fondamentale fissare regole chiare e precise e limiti ben definiti.

Ovviamente esistono delle differenze legate al temperamento e ci sono dei bambini particolarmente testardi e più propensi al capriccio. É spesso vero, però, che questi bambini hanno genitori con una personalità simile, per cui in alcune famiglie gli “scontri” tra volontà “forti” possono essere più frequenti che in altre. Così come, d’altro canto, ci sono genitori troppo lassisti, che non insegnano chiaramente ai figli a discriminare tra ciò che è accettabile e ciò che invece non lo è. La virtù, come spesso accade, sta nel mezzo: i genitori dovrebbero cercare di essere né troppo intransigenti né troppo permissivi.