Il mutismo selettivo è un disturbo d’ansia che blocca l’uso della parola nonostante la produzione e la comprensione verbale siano nella norma. Si può manifestare a partire dai 3 anni di età, periodo in cui i bambini iniziano a frequentare nuovi contesti, come la scuola materna, e nuove persone. È caratterizzato da una forte inibizione verbale in alcuni specifici contesti vissuti dal bambino come particolarmente minacciosi o con determinate persone, adulti o pari.

 

Come si comporta il bambino muto selettivo?
Spesso il bambino muto selettivo viene etichettato come un bambino timido, ma non si tratta di timidezza. Il bambino solitamente è estremamente spaventato di fronte a situazioni nuove o a persone che non ha mai incontrato. Prova così tanta paura che, sebbene abbia desiderio di parlare, le paroline non gli escono dalla bocca e manifesta una forte rigidità motoria accompagnata da inespressività del volto. Alcune volte il blocco della parola non gli consente di usare forme di comunicazione alternative, altre volte il bambino riesce comunque ad avere buone interazioni “mute”. Si tratta di un bambino molto sensibile che, per quanto sembri assente, è in grado di cogliere ogni dettaglio di ciò che accade intorno a sé. È un bambino preoccupato del giudizio degli altri che a volte si fa carico di colpe che non lo riguardano (“la maestra ha alzato la voce perché era arrabbiata con me”).

 
Come riconoscerlo?
Per i genitori è molto difficile accorgersi del disturbo perché in casa, o in ambienti percepiti come rassicuranti e familiari, il bambino è spesso un “chiacchierone”. Sono gli insegnanti della scuola materna ad avere il ruolo fondamentale di segnalatori della difficoltà del bambino alla famiglia. Sebbene i genitori spesso siano increduli di fronte ad un’immagine del proprio bambino così distante dalla loro, è importante da parte della scuola accompagnarli verso un percorso di diagnosi e trattamento del disturbo.
IL DSM- 5 fornisce i seguenti criteri diagnostici per individuare un bambino con mutismo sele1. Il bambino non parla in determinati luoghi, come la scuola o altre situazioni sociali.
2. Il bambino parla normalmente nelle situazioni in cui si trova a proprio agio come a casa,
sebbene alcuni bambini possano essere muti anche tra le mura domestiche.
3. L’incapacità del bambino di parlare interferisce con la sua capacità di “funzionare” nel
contesto scolastico e/o nelle situazioni sociali.
4. Il mutismo dura da almeno un mese.
5. Non sono presenti disturbi della comunicazione (come la balbuzie) o disturbi mentali
(come autismo, schizofrenia, ritardo mentale).

 
Cosa devono fare i genitori?
La diagnosi precoce è lo strumento più efficace per una rapida risoluzione del problema.
I genitori, non appena ricevono una segnalazione di forte chiusura del proprio bambino da parte della scuola materna, o non appena notano una discrepanza tra il suo comportamento verbale in casa e fuori casa, devono recarsi da uno specialista che si occupa di mutismo selettivo. Il compito dello specialista sarà quello di attivare una buona collaborazione con la famiglia e con il sistema scolastico così da lavorare in rete per una veloce risoluzione del problema. Ciascun attore implicato nel processo di cura del disturbo d’ansia sarà coinvolto a 360° e, soprattutto i genitori, saranno chiamati a mettersi in gioco anche attraverso un lavoro su di sé come singoli e come coppia genitoriale.

Una volta confermata la diagnosi di mutismo selettivo è importante che i genitori adottino un atteggiamento comprensivo e accogliente nei confronti del bambino che non RIESCE (ma vorrebbe) a parlare ed è paralizzato dall’ansia:
non forzare MAI il bambino a parlare
non ricattarlo con premi particolarmente desiderati (“se parli ti compro quel gioco…”; “se
dici ciao alla nonna domani puoi non andare a scuola”)
non punirlo di fronte al suo silenzio
non eccedere con le manifestazioni di gioia di fronte a nuove interazioni verbali
non farlo sentire in colpa (“se continui a non parlare la mamma non sa più come fare..”)
spiegare, con parole commisurate all’età, che cos’è il mutismo selettivo
– far sentire comprensione e fiducia nelle capacità del bambino
– creare il più possibile un clima rassicurante dove siano presenti un numero gestibile di
stimoli ansiogeni
condividere con il bambino nuove sfide e obiettivi considerando i suoi tempi e le sue paure
favorire l’autonomia attraverso piccoli compiti che siano in grado di farlo sentire sicuro e
capace
favorire la socializzazione invitando a casa (ambiente sicuro e familiare) i bambini con cui
interagisce a livello non verbale più spesso.

 

Cosa deve fare la scuola?
Trascorso il primo mese di scuola, dell’infanzia o primaria, e riscontrata una prevalente chiusura verbale del bambino, gli insegnanti devono segnalare la difficoltà ai genitori.
Come comportarsi in classe:
creare il più possibile un clima disteso in cui il bambino non si senta sotto pressione o
forzato a parlare
permettere al bambino di utilizzare forme di comunicazione alternative (alzare la mano,
scrivere su un foglio..)
– non creare situazioni in cui tutti i bambini devono obbligatoriamente parlare ma lasciare
loro libera la scelta di intervenire
non fare domande dirette al bambino
non trattare il bambino come se fosse invisibile o assente, ma coinvolgerlo sempre anche con
piccoli compiti quotidiani
– in caso di interrogazioni orali accontentarsi di registrazioni vocali prodotte a casa

 

Per tutte le persone che ruotano intorno ad un bambino muto selettivo è fondamentale avere
pazienza e fiducia. Il processo di risoluzione è spesso lento e graduale perché rispetta i tempi
del bambino. Aspettare e sperare che “tutto ad un tratto” il bambino parlerà non è la soluzione.